La solita ingordigia

Cosa spinge un uomo ad ignorare le difficoltà di un altro uomo? Cosa spinge quell’essere a trascurare i problemi urgenti e le difficoltà evidenti?
Nel bel mezzo delle feste, tra il Natale e il Capodanno, tra una tombola e una fetta di panettone, domande simili sono quasi sconvenienti, ma proprio la notte di Natale, dalla Basilica di San Pietro, mentre molti festeggiavano, è stato proprio il Papa a chiedere a ciascuno di noi di farsi domande, su una realtà già nota e già ignorata.
Francesco lo dice subito, all’inizio dell’omelia: «L’uomo è diventato avido e vorace. Avere, riempirsi di cose pare a tanti il senso della vita. Un’insaziabile ingordigia attraversa la storia umana, fino ai paradossi di oggi, quando pochi banchettano lautamente e troppi non hanno pane per vivere».
Anche il Papa fa domande sconvenienti: «Chiediamoci: ho davvero bisogno di molte cose, di ricette complicate per vivere? Riesco a fare a meno di tanti contorni superflui, per scegliere una vita più semplice?».
La risposta è semplice: «Il corpicino del Bambino di Betlemme lancia un nuovo modello di vita: non divorare e accaparrare, ma condividere e donare. Dio si fa piccolo per essere nostro cibo. Nutrendoci di Lui, Pane di vita, possiamo rinascere nell’amore e spezzare la spirale dell’avidità e dell’ingordigia».
«Davanti alla mangiatoia», ribadisce Francesco, «capiamo che ad alimentare la vita non sono i beni, ma l’amore; non la voracità, ma la carità; non l’abbondanza da ostentare, ma la semplicità da custodire».
Insomma, sin da Bambino, Dio ci ha dato l’esempio di uno stile di vita diverso, un esempio che ci ha voluto dare fino alla sua morte in croce…

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 Gesualdo Nasca

 Giornalista professionista, vignettista, scrittore, laureato in Scienze della  comunicazione (Indirizzo Giornalismo).
 Stage e collaborazioni: Rai, Ansa, la Repubblica e altre testate.
 Nato in Sicilia, a Palermo. Approfondisci

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