Le elezioni e l’uso improprio del Festival

di , 12 Febbraio 2019, 9:29, in Cronaca

Senza volere difendere Salvini, che è capace di difendere se stesso in maniera adeguata, occorre dire che l’utilizzo fatto del Festival di Sanremo nei giorni scorsi, con quella performance (di Bisio e della Hunziker) palesemente contro la Lega, in una forma e in un contesto non bipartisan, dovrebbe fare riflettere qualcuno sullo squallore della politica e della televisione italiana (qualora qualcuno fosse ancora in grado di riflettere).
Utilizzare il Festival della canzone italiana come se fosse un Tg oppure un talk show (dove ormai il gioco fazioso delle parti è più o meno chiaro a tutti) certamente non è corretto, non solo per il bersaglio, chiunque esso sia, in questo caso Salvini, leader della Lega, saldamente in testa a tutti i sondaggi, forse la sua colpa più grave, ma soprattutto per gli spettatori, per le persone che seguono la rassegna canora, che pensano di seguire solo una rassegna canora, con tanta musica e magari anche un po’ di satira, purché sia satira, per risvegliare le coscienze e chi si è appisolato in platea e anche a casa, dopo ore estenuanti di approssimazione, di stupidaggini e di mediocrità, che portano la Rai al livello dell’emittente locale più sciatta e raffazzonata.
Un uso improprio anche del Festival di Sanremo, che notoriamente è già di qualità assai scadente, comporta un ulteriore degrado della televisione italiana, che evidentemente ancora non ha toccato il fondo e ha ancora ampi margini di peggioramento.
Pare, tra l’altro, che i dati di ascolto del Festival, quest’anno, siano calati improvvisamente (e anche inaspettatamente, considerato che di solito lievitano in maniera abbastanza incomprensibile), mentre i dati di ascolto di Salvini continuano a crescere costantemente, ma, a quanto pare, non sono solo “dati di ascolto” o sondaggi, perché domenica, quasi in concomitanza con il Festival, la Lega, con il centrodestra, ha vinto anche le elezioni regionali in Abruzzo, con percentuali di voto assai vicine alle percentuali già raggiunte nei sondaggi, più o meno intorno al 30%, malgrado la performance di Sanremo, malgrado la vittoria di Mahmood, che ha vinto il Festival solo grazie alle giurie dei cosiddetti esperti (la giuria dei giornalisti e un’inquietante “Giuria d’onore”), perché il 46,5% della giuria popolare invece aveva preferito Ultimo, che malgrado il nome è arrivato solo secondo, mentre Mahmood ha ottenuto solo il 14,1%, scatenando polemiche e illazioni sulla limpidezza e sulle motivazioni della sua vittoria, che, a parere di molti, sarebbe stata favorita dalle due giurie di esperti solo per danneggiare Salvini…
Ribadendo che alcune scelte di Salvini sono assai discutibili e criticabili, occorre infine aggiungere che il Festival di Sanremo, già così com’è, per i dubbi e le critiche che suscita ogni anno, indipendentemente dalla performance antileghista, avrebbe assolutamente bisogno di un radicale, urgente, ridimensionamento (senza escludere nemmeno la cancellazione di qualche serata dal palinsesto della Rai), perché così com’è non è un patrimonio della cultura italiana ma è soltanto il patrimonio dello squallore italiano.

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 Giornalista professionista, vignettista, scrittore, laureato in Scienze della  comunicazione (Indirizzo Giornalismo).
 Stage e collaborazioni: Rai, Ansa, la Repubblica e altre testate.
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