Bufale, le conseguenze sui giovani

Secondo un’indagine dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo, condotta lo scorso gennaio sulla diffusione, l’uso e le insidie dei social network, il 28,5% dei giovani intervistati (tra i 20 e i 34 anni) ha dichiarato di avere condiviso inconsapevolmente una bufala, ovvero una notizia falsa ma diffusa come notizia vera (come le recenti bufale sul Movimento 5 stelle, alcune eclatanti e sbugiardate facilmente, o come le bufale sul Papa, che costringono l’ufficio stampa del Vaticano a periodiche smentite), mentre il 73,8% degli intervistati ha dichiarato di essere incappato in bufale pubblicate da amici.
Tali percentuali aumentano e diminuiscono in relazione al titolo di studio: il dato sulla condivisione inconsapevole di una bufala sale al 31,7% per chi ha portato a termine soltanto la scuola dell’obbligo, scende al 28% per i diplomati e al 24% per i laureati.
Scoperta la bufala, purtroppo, l’11,2% dei giovani intervistati continua a condividere in modo indiscriminato, perché ritiene che sia impossibile controllare la veridicità di ogni informazione (ma anche questa reazione è influenzata dal titolo di studio).
Inoltre, il 23,9% degli intervistati ha dichiarato di verificare “a fiuto” l’attendibilità delle notizie, mentre il 38,9% condivide soltanto le notizie di fonti ufficiali, ma qualcuno (il 45,5 dei giovani che hanno diffuso inconsapevolmente una notizia infondata) ritiene che le “bufale fanno parte del gioco e del bello dei Social network”, mentre per il 53% di chi ha subito le conseguenze di una bufala è diminuita la fiducia sui social network.
Anche se alcune bufale sono facili da sbugiardare, rimangono lo squallore del “giornalismo” e le conseguenze sui giovani (e non solo sui giovani)…

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 Gesualdo Nasca

 Giornalista professionista, vignettista, scrittore, laureato in Scienze della  comunicazione (Indirizzo Giornalismo).
 Stage e collaborazioni: Rai, Ansa, la Repubblica e altre testate.
 Nato in Sicilia, a Palermo. Approfondisci

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